Non ho radici
le ho tagliate
con esse son cadute le foglie
dei rami.
Le zolle
umide
d'autunno
non bastano.
La scorza dei tronchi
inaridita di muschio
mi lascia.
La vita
è
morte continua.
Sorridi ai tuoi amici
ai tuoi cari
ai tuoi cieli
radici profonde che il sangue
ti porta brividi al cuore.
1996
È
il vuoto dell'anima
che
ti risucchia a vivere.
È
il non essere
che
appare e turbina.
Dove sei
amico mio
morbido specchio
della mia anima.
1996
Spossata
dall'arida estate
la fonte
già quasi
non gocciola più.
Il muschio
(umili ricordi)
disseta l'anima.
Basterà per l'inverno.
4 agosto 1996
No
la sola cosa che dici
No
un'arma pesante
fracassa il cuore
No
e il pensiero spezzato
mi smarrisce
No
e il volo del cuore
rovina
si spacca
precipita in mille dubbi
che restano.
Veleno nell'anima
il mio dolore infinito
incompreso il tuo.
Chi siamo?
24 dicembre 1996
Le mie bandiere
le ho bruciate
sul compromesso
d'un giorno in più
d'un passo più avanti
d'un altro sguardo
poco più in là.
E gli altri
andavano
lontani miglia
su strade larghe
scordando vicoli
scordando angoli
di pietra nera
là dove l'anima
resta più sola
ed è insicura
ma è sincera.
Azzurro sole
di casa mia.
20 aprile 1997
Spegnete il lume
della ragione
adesso.
Aprite le porte al vento caldo
e all'indolenza
taccia la scienza.
Che i nostri figli siano
il tempo
candidi come gigli
limpidi
semplici
materia primordiale di creazione
acqua d'impasto
unione
d'universo.
19 dicembre 1997
Potessi
raccogliere con le mani
il tuo sorriso.
Potessi
con i miei occhi
comprenderti d'un tratto
fossi il tuo letto
l'aria che respiri
turbinio di pensieri
che ti spinge
come vela al vento.
Luce
scintillante gemma
che ti circonda
fossi l'abbraccio
nudo
in cui ti stringi
sola
nei solitari attimi
in cui ti struggi
di malinconia.
Fossi io
quell'ultimo sogno
anelito amore
d'un dolce bisogno
di semplicità
di allegria
di riso
ineffabile segno
di felicità.
Potessi
amarti
come tu mi vuoi
Maria.
19 dicembre 1997
21 aprile 1998
E
se c'è un Dio
dei deboli!
dei deboli contro Dio
dov'è
che fa
chi è.
Un dio senza ragione
senza senno
irrazionale e…
debole
dove è
abbracciami amico mio
fratello.
14 maggio 1998
Esplodere
l'improvviso pensiero
in VERITÀ…
… e non comprendere
più ;;la VITA.
Eppure
è qui lo zero assoluto
l'attimo iniziale
l'UNIVERSO.
Ripetere
l'unicità d'essere
all'infinito
nell'unità di conto
nel so
nel sum
nel me
le parole bastassero a dire
quel che la vita ti bagna
ciò che del tempo ti segna
dove trovarle
quali le sillabe antiche
gonfie di vero
di certo
d'universale.
Solitudine è
conoscere
e niente parole per dire.
maggio 1998
E come
il velluto del muschio
si sveglia pian piano
al sentore di gocce
già rade
di pioggia
d'agosto
sì secco il mio cuore
mi tenta al risveglio.
La coppa di sale
nell'aria stagnante
martella anche l'ultima
stella.
Ma
la polvere
è crosta
già secca.
luglio 1998
E
nei tuoi occhi
fieri d'orgoglio e
lucidi di pianto
ritrovo
limpido
il senso d'essere.
Carezza l'anima
il tuo tormento
come il turgore di fresche nubi
lava la polvere d'una calda estate.
Basta la pioggia promessa
a riaccendere l'antica sete.
Basta quel buio improvviso
a far risplendere il sole nascosto.
7 luglio 1998
4 dicembre 1998
Le labbra mie che sfiorano
le guance tue arrossate.
Le mani mie che colgono
le gambe tue rotonde.
Le dita tue che arruffano
i miei capelli radi.
Nei nostri occhi brilla
il riso e il desiderio
(furtive occhiate
e scoppi
di risa imbarazzate)
poi
quell'attimo infinito
di verità profonda
quel mare che s'acquieta
nel turbine silente.
… nelle pupille splende
un sole di dicembre
19 dicembre 1998
Potrei
lasciarti addosso
quel timore (e quel piacere)
d'essere amati.
Potrei
sfilarti l'anima
con un sorriso (o una lacrima)
di verità.
Ma poi
il rimorso del silenzio
soltanto
mi rimarrebbe
…e di te
neanche l'immagine.
8 marzo 1999
Invano
arando i pensieri
cerco parole
d'amore.
Inutili
sguardi lontani
chiedono
amore.
Soltanto
il cristallo
reale
dell'essere soli
rimane.
E
con esso
il rimorso
di non ricordare
d'avere
vissuto.
8 marzo 1999
17
Ho bisogno d'inverno
di freddo che passi le ossa
di vento che tagli la faccia
di ricordi di morte
di rami spezzati
di amori traditi
di te
della tua disperazione
consolata dal dubbio
del mio ritorno
del gelo che scalda
e rannicchia
nel senso del solo
nel buio dispero.
17 marzo 1999
Mi basta
quell'umile bacio
ch'ho dato
a fiore di labbra
sull'orlo del cuore
per dirti
di avere vissuto.
Non bastan
parole,
né baci
o carezze,
è per dire alla vita
che ho amato.
2 aprile 1999
Gli uomini
non parlano più con me.
È
la loro muta condanna
del mio rifiuto.
È
il loro esplicito consiglio
;di essere.
Così
solitario
nella loro solitudine
mi chiedono
di spegnermi.
4 aprile 1999
Strano
l'amore
capriccio di bimbo,
sorriso di donna,
risata in gola,
mani tremanti,
cuore disciolto,
amico timido,
valzer sull'erba,
un ammiccamento
un bacio in piazza
neve bianchissima
sole a dicembre
fragor di primule
sapor di fragole
musica
aria di primavera.
12 aprile 1999
12 aprile 1999
17 aprile 1999
20 aprile 1999
21 aprile 1999
3 maggio [1999]
21 maggio 1999
maggio 1999
maggio 1999
2 giugno 1999
luglio 99
23 luglio 1999
23 luglio 1999
11 agosto 1999
21 settembre 1999
8 novembre 1999, h 22.50
10 novembre 1999
25 novembre 1999
3 dicembre 1999
3 dicembre 1999
Le luci
che a mille t'illuminano
Roma
non hanno faville
e nemmeno quell'anima
che in piazza
a Natale
(eterna notte profonda)
scaldavano le mani ed il cuore
bambino
stupito
da un fuoco di streghe
di bimbi e di mamme
di fiamme d'inferno
vicino alle chiese
e ad occhi color paradiso.
7 dicembre 1999
Ma adesso
che quel poco di me
che ho dato al lavoro
è finito.
Cos'è
che rimane
a darmi l'aiuto
che cerco?
Nemmeno quell'alito lieve
di comuni ricordi condivisi
che illumina i visi
e gli umidi occhi
dei vecchi
che parlano agli altri
guardandosi dentro
spegnendo candele
per far brillar gli occhi
di voci passate
di sensi sbiaditi
di cose perdute
ma poi ritrovate
più vive
più vere
nel pieno ricordo
d'un semplice sguardo
d'un lampo di gioia
nel riso d'un gioco
che spezza la noia
con l'esser presente
del passato attuale
vivo
vivente
nel muto racconto
del Bene
del Male.
7 dicembre 1999
Nemmeno una musica
ravviva
nemmeno una preghiera
a cui stringere
le scarne dita
dell'ultima ora.
La stella,
la nostra stella,
è spenta
da quattro lampioni
gialli di città.
E basta la porpora
d'un freddo tramonto
bastano i rami
(le dita)
d'alberi spogli
nel verde incupito
di prati nascenti
per sciogliere
il cuore.
Svanisce
nel cielo dorato
la bianca spuma
d'aereo.
Il cielo è plumbeo
striato di bianco
l'aria è ferma
nevica
da qualche parte
nevica.
Ho i piedi gelidi
la testa vuota
nevica
da qualche parte
nevica.
Sporche le strade
di carte secche
e foglie umide
sporchi i pensieri
di vecchi ricordi
di pene antiche
inutili
trascorse e non risolte.
Nevica
da qualche parte
nevica.
Potessi
d'un volger di sguardo
ridarti l'anima
gli anni bruciati
le frasi non dette
i gesti, i momenti i giorni
voluti.
Potessi
spezzando un sorriso
svelarti le cose
che sempre hai saputo
che sempre t'ho dato
ma ignote
scordate,
sbagliate.
Forse
vivere
non è altro che
sentirsi svanire,
spegnersi
come fiamma
senz'aria
scivolar via
come acqua di fiume
superficie eterea
impalpabile luce
di luna.
Altri
dissimulando
l'ansia di vivere
ebbri
di splendore d'essere
tronfi
di bandiere facili
gonfi
di sorrisi e lacrime
certi
del giusto
del vero
vivono.
La mia (vita)
sparsa nei rivoli
di sguardi spezzati
da mutezza d'essere
di voci rotte
da timor d'esistere
di gioie perse
speranze inutili
nomi imploranti
occhi di grazia
muore
di giorno in giorno
inutile
nell'impossibile
certezza d'essere
vuota
anche d'estetica.
E pur di vivere
tu spacchi l'anima.
Con un sorriso
sugli occhi limpidi
scevri
d'ogni malizia
pieni
di sole giovane
libero
nel tuo pensiero
ebbro
nel tuo sentire
dominus
dei tuoi amati.
Eccoti
Eccoci
noi, non vivi,
a te osanniamo
grati.
(a Sergio)
Quella finestra
mia
sul mondo
s'è chiusa
per sempre.
I tuoi occhi
non mi guardano
più.
Le tue risate
delle mie paure:
l'aiuto a vivere
sicuro.
Il vuoto
non lo conoscevo
solo
solo
solo.
Essere
immane parola
t'espandi nel tempo
opprimi la mente
esplodi
nell'aria, nel pianto,
sconfini
oltre il cielo
ti sciogli
in amore.
Essere
oscuro pensiero
d'un sé sconosciuto
o forse ben noto
ma incontrollabile
specchio
d'altri simili
storti pensieri
attimi
sprazzi di luce dell'anima
schizzi e colori
di carezze
appena accennate
forse
soltanto sognate,
vissute più intense
sentite più tue
non vere.
Coccole
le dita che carezzano
la gola morbida
piena di parole estranee
semplici,
vaghe
sfondo
ad un profondo essere
turgido di vita e
pronto
a espandersi in cieli liberi
vividi
;di luce tersa
specchiata al fine
verdi
occhi
languidi.
Graffiano
e pure t'acquietano
sprazzi di luce di bimba
nuvole al vento di donna
ancora stupita
da occhi smarriti.
Dove
trovare il coraggio
d'aprirti i miei dubbi
l'inutile senso dell'essere
che sento e mi opprime
Dove.
Buona sera
sera mia.
Come sempre
radio accesa
a fare compagnia
e sogno un focolare.
Come sempre
calde luci di finestre
nella via
palpiti di vita
chiacchere a tavola.
Sguardi
sorrisi
pianti di bimbi
lontani
come i miei ricordi
del vivere d'altri
mai
fatto mio.
Buona sera
mia sera.
Aggrappato al volante
dietro fari gialli nella notte
e il buio d'attorno,
e paura di fermarsi
e voglia di correre
e paura di giungere.
Buio nell'anima
il cuore
non vede più nulla
alza i fari.
Un muro è il silenzio
in agguato da sempre.
È inutile piangersi addosso
adesso
tocca a te.
E tra le mani
il tuo viso
m'ha ridato
lo stupore dell'essere
le tue labbra
il senso della mia giovinezza
perduta
nel tuo no.
Nell'anima
conta il ricordo.
Il silenzio
invadente,
penetrante,
opprimente.
Unica realtà
di peso
la notte
semplice
inutile
come l'urlo di sirena,
lontano.
Dolore
d'altri.
Smettete di vivere
di essere
di dirvi
in TV
morite
cessate
svanite.
La vita Deve Rivivere.
Potrà
esser mai
la Violenza
l'unica ragion
d'essere?
Nel cielo
serale
di Roma
volteggio di silenti gabbiani
attorno al rumore di luci
… e lampare
dei Fori
mi torna
alla mente
sbiadito
e
tagliente il mio mare
percorso da onde lucenti
da stelle
da corvi leggeri.
Non sento
il diverso rumore.
Frenetica è l'onda
ed il flusso continuo di auto.
Incredulo
mi bagno
di pace!
O verità strette
dal profondo malessere
dell'anima portata
agli ultimi spasimi
di sopportazione.
Impercettibili riflessi
della vita
dell'essere
intravisti
nella profonda loro essenza
nella loro VERITÀ
ma
in un attimo
pagato caro
è volato via
prima
d'essere compreso
capito
afferrato
fatto proprio
universale.
Come placida alga
che in un seno
si culla nell'onda
un pensiero rincorre
un sereno ricordo
di dare.
Come riso di bimbo
rincorre una palla
beato nel sole d'aprile
scintilla un ricordo
di gioia.
Come occhi di donna
che coprono il cielo
d'azzurro striato di nuvole
bianche
frementi di vento
di brezza d'aprile.
Brividi, chiari, di brina
scaglie di luce
abbagli d'amore
è questo il mio cuore
stasera.
E tu
dove sei
amico cercato
luce, scroscio di pioggia
sole che spacca le nubi
stella
scintilla di fuoco nel buio
limite dell'universo.
Dove cercarti
dove.
Ricordo
pacato
di strada che scorre
serena
di fianco a un tramonto
d'autunno
e tu che mi parli
ed io che t'ascolto
sereno.
La vita che scivola via
col nostro tranquillo consenso
appagati dai pochi momenti
di quiete nel vento
che scrolla gli alberi
spenti
che scuote di brividi
foglie.
Che tavola il lago
stasera
che limpido il chiaro di luna.
Ti amo.
L'oh-issaa plumbeo
su un mare placido
protetto appena
da un muro esile
sono i tuoi occhi
terrore panico
mi prende l'anima
allo stupore
di baci morbidi
senza futuro
eppure
quell'aria limpida
di primavera
un'ottica forte
mi fa paura
… e m'innamoro.
Obbligato a vivere
condannato a soffrire
e gli altri
ti sopportano
e te lo dicono
e tu lo intendi
lo senti
l'avverti
lo noti
l'intuisci
ti spezza.
Non uno
degli amici
mi è rimasto
non uno.
Dai tuoi occhi
parole nuove cercavo
non specchi
che spezzano l'anima.
L'addio
sarebbe più facile
quasi come un colpo di vento.
Un taglio
netto
distinto
che spacca un bivio infinito
tra l'ombra e la luce
sperata.
Ascolta
quel grido
con cui
ci arrendiamo
tra i fumi del vino
a inattese verità.
Non guardarmi negli occhi
non dischiudere labbra e parole
che più non so ascoltare.
Le tue mani soltanto
mi parlano appena
sfiorando le mie
di tremuli palpiti.
Solo occhi stupiti
continuano a dirmi
CI SIAMO.
E adesso
soltanto
le scorze di noci mangiate
mi restano in tasca.
Nell'aria bagnata di pioggia
nemmeno il ricordo pacato
dell'ultimo sole.
Soltanto quel fango
umiliato
da un'auto in corsa
acquieta l'anima sola.
Soltanto quegli occhi
imploranti l'amore
proibiscono uscir dalla vita
e accettarne
il dolore.
Stanotte
i miei sogni
hanno colori
di verdi marciti
del nero dell'erba
seccata nell'ombra
di muri sbrecciati.
I ricordi
stanotte
son ruvide mani
spaccate di calce
che tengono bici da donna
con sella di cuoio consunto
e raggi di ruota spezzati.
La veglia
è percorsa
da rami interrotti
da visi, da voci, da canti e paesi
già noti
scordati.
La vita (ed il giorno)
è ancora lontana
così come
il tenue tocco
di una campana.
Datemi
un soffio giocoso di vento
che scacci d'un tratto
la malinconia.
Datemi
un riso scomposto di bimba
che dica alla vita
SEI MIA!
Basterebbe
per vivere ancora mill'anni
e soffrir queste pene d'inferno.
C'è uno strano tremore
nell'aria
stasera
un frullio di rondini garrule
intorno
al mio cuore
il tuo nome
rincorre
il pensiero
le tue risa
m'avvolgon
di pace
la tua voce
(pacata di flauto)
racconta serena
di sogni
e di vita.
Mi basta
un trillo di rondine.
Il tuo sguardo
spalanca la mente
e m'acquieta l'anima stanca.
E poi
smettendo di pensare
svuotando l'anima
spaccare il cuore
e sciogliere la mente
in un taglio
netto
limpido d'ira
gonfio
di rimorsi
indicibili
gridare
il silenzio d'una notte
illune
muta
rotta
dal pianto di novembre
vuoto
spento
arido è il pensiero.
E come sempre
mi ritrovo
nello squallore
di una periferia
ai margini di un quartiere
lontano da tutti
ai margini d'una folla
mai capita
mai amata.
Nevica
nell'aria gelida
della mia anima
neve sporca ed inutile.
Non è Natale.
Quel fremito
di voce tremula
ride.
Quegli occhi
profondi di tacite intese
sperdono
l'anima e i sensi
esaltano.
Brilla
sprizzando vita
il sole del tuo sorriso.
Taci
ed il cuore palpita
sazio e in attesa.
Ed io che mi chiamo ragazzo
e tu che mi chiami già vecchio
e gli altri
che ormai non chiamano più.
Vorrei circondarmi di specchi.
Vorrei circondarti di anni
ripieni di affanni
e pur di ricordi
che almeno aiutassero
ad essere,
senza bisogno di specchi
senza bisogno di chiedere
a chi ci sta accanto
chiamami
saprò d'esser vivo.
È da vigliacchi
salvare il salvabile?
Ma
cosa vuol dire vigliacco?
È amore il bisogno assoluto
di qualcun altro?
e l'amore cos'è?
Domanda
(non razionale)
perché le cose belle
debbono essere rifiutate
a priori?!
Ore 10 e ventidue
Leopardi e l'Infinito suo
nostro oramai
e tu
che chiami sempre
ed ora
che non chiami mai.
In cielo la luna
nel cuore l'attesa
(paura di già
di attesa delusa).
Ma so che ci sei
sappiamo di attenderci.
Lottiamo
per dirci
quello che sentiamo.
Ho chiesto aiuto a…
una puttana
a…
un amico
a…
una sorella
a…
una moglie
a…
un'amante
a…
una madre
a…
un padre
a… tutti
quelli che venivano fuori
in ordine alfabetico.
NESSUNO HA RISPOSTO.
Squilla il telefono
sobbalza il mio cuore
mi squilla l'anima
pazzo d'amore.
So che ci sei
sento che t'amo
delirio
riflesso
e sciolgo
in parole
il sentire.
Ore 23
d'un uomo (?)
d'una persona (?)
d'un ESSERE
perché sento
d'essere.
Una feritoia
sul terreno
la luna in cielo
un cellulare
una (la) penna
Leopardi
ed il pensiero di te.
Forse è nulla
oppure
tutta la mia vita.
Una volta il mio cuore
aspettava silente
e paziente
quel trillo di luna
che illumina l'anima
e scioglie la mente
e i pensieri più tristi
in dolci parole.
Adesso si sbrana
in attese già vane
prima d'esser ricordi
di sensi spezzati
di amori
appassiti
noccioli
di vita
vissuta
o forse
perduta.
Scialba
serata
di settembre
intrisa
di malinconia.
Un brivido
trafigge il cuore
già saturo
di nostalgia.
le nubi turgide
già foglie cadono.
[Di seguito una variante della stessa poesia, scritta sulla stessa pagina in seconda colonna]
Livida aurora
di settembre
intrisa
di malinconia.
Trafigge un brivido
il cuore saturo
di nostalgia.
Il cielo è arancio
le nubi turgide
le foglie cadono
memorie inutili
Venga l'inverno
il freddo e l'umido
a riscaldarci
ed asciugare
le piaghe vere
le primavere.
Sono gli altri
che ci fanno morire
con la poca memoria di noi.
Siamo noi
che portiamo la morte nel cuore
se viviamo di soli ricordi.
L'inutilità di vivere
ho sentito
nel ricordo negato
nel saluto appassito
d'un amico perduto.
Il vuoto dell'anima
ho toccato
in un viso sbilenco di donna.
Il freddo d'un addio
al tramonto
non viene scaldato neanche
dal sole di luglio.
Il sogno è finito.
Il treno riparte.
Eccomi
inutile
a contentar le aspettative erotiche
d'un altro ignoto.
Eccomi
specchio
di desideri inconfessabili
alla moralità
corrente.
Ed io?
nulla.
Inutile presenza dell'essere.
I sentimenti.
Vere nuvole
e coltelli
su cui posare
il capo
… la notte.
Ho sperato
nel saluto d'un amico
nell'amore di una donna
nel calore di una casa.
Era solo il trillo d'un telefono
niente più.
Inutile illudersi.
La fine è quel muro
di logica umana
e destino divino.
La pietra
il suo duro sentire
è la sola misura
dell'essere.
Soltanto
il vitreo
pensiero
d'un serpe
innocente
riflette
la mente
dell'umanità.
Vivere?
Continuamente
dentro sé stessi
dietro le lenti
degli occhialini
dei finestrini
dell'automobile
del grigio schermo
del tuo computer
nel velo spesso
dei tuoi pensieri?
Non altri che te
e
in tua funzione!
Sciogliersi
è vivere
e anche perdersi.
La mente
piccolo
tremendo controllo
dell'anima immane
cinico bisturi
per fare l'uomo.
Spaccatela
datele
un'anima.
Eppure
a te
eppure non c'eri
più.
__________________
che
scomparire.
__________________
L'amore non è personale.
L'amore non è temporale.
AMARE è UNIVERSALE
Nel tempo
Nel soggetto
Nel modo
Nel senso (o sentimento).
FORSE
L'UNICO!
L'UNO
Dell'ESSERE……….
MA
Dove Può ESSERE il VERBO
PER Dirlo?
Nel buio di luna
calante
nel vivido d'essere
solo eppur presente
necessita
vivere
buon giorno
oppur
buona notte
all'ultimo ignoto
oppure al primo
amico.
L'AMORE cos'è
il ritmo di tacchi già noti?
il senso di piaceri conosciuti
un profumo sperato
una voce
forse nota?
la parola?
il gesto?
forse un volto
ma basta un cenno
nascosto
imprevisto.
Ti AMO
e non so perché
e non so per quanto
ma t'amo.
Silenzio
lasciate che l'erba
ricresca
all'ombra di palpebre chiuse.